giovedì 11 aprile 2013

The crying of lot 49

di Thomas Pynchon
HarperCollins, New York, 1999

Oedipa wondered whether, at the end of this (if it were supposed to end), she too might not be left with only compiled memories of clues, announcements, intimations, but never the central truth itself, which must somehow each time be too bright for her memory to hold; which must always blaze out, destroying its own message irreversibly, leaving an overexposed blank when the ordinary world came back.
"We say an auctioneer 'cries' a sale". Così, alla penultima pagina, per chi non ha voluto scartabellare nel vocabolario, si spiega il titolo del libro. Cosa contenga il lotto 49 non ha importanza, perché il libro di Pynchon segue fedelmente (o forse plasma, essendo del 1966) i canoni della letteratura postmoderna (prima o poi affronterò anche il relativo tomo di Jameson che fa bella mostra di sé nella biblioteca): non una vera e propria "trama", non una "storia" con un inizio e - soprattutto - una fine precisa; piuttosto un gioco di riferimenti culturali che annoda scienza, storia, teatro e sottoculture nella "cifra" più espressiva - almeno secondo Pynchon - della società di oggi: la paranoia. Così Oedipa Maas si ritrova ad accumulare indizi che segnalano l'esistenza di una società segreta e ne avverte la presenza in maniera sempre più incombente ed ossessiva man mano che tenta di penetrarne il mistero. Ma il dubbio resta: Tristero esiste realmente o è una creazione di Oedipa? È talmente potente che basta un po' d'attenzione per scorgerne traccia in ogni luogo e in ogni incontro o è un effetto della paranoia di cui è vittima la nostra eroina? La vendita all'asta del lotto 49 chiarirà forse - ma è lecito dubitarne - l'arcano.
I ruderi del palazzo dei Tasso a Cornello
Nonostante l'innegabile perizia che rende piacevole la lettura (a parte qualche periodo un po' troppo carico di incisi che richiede attenzione al mio scarso inglese), la trama merita un mio, opinabilissimo, appunto: troppo "affollato" l'ultimo capitolo e troppo disinvolta la ricostruzione storica di Tristero, almeno a fronte di quanto accade nelle pagine precedenti. Tra le numerose sorprese positive ho invece ritrovato Leonora Carrington, di cui avevo letto (qui) quanto disponibile ad ora in lingua italiana, e scoperto un racconto sostanzialmente italiano: dai personaggi del plot teatrale ai riferimenti culinari di Oedipa, dall'immancabile Cosa Nostra che fa capolino all'episodio - fittizio - della seconda guerra mondiale in Italia, il Lotto 49 ha un deciso sapore "casalingo", insolito per Pynchon. Molto casalingo, ad essere precisi: la storia ruota attorno al sistema postale, che fu inventato da Omodeo Tassis nel XIII secolo a Cornello dei Tasso, poche decine di km da Bergamo. Ora nel bellissimo paesino sono rimasti solo i ruderi del palazzo da cui nacque una delle prime "multinazionali", nonché il ramo familiare che portò all'altrettanto famoso Torquato (ma almeno di lui, Pynchon, non parla).

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