mercoledì 16 settembre 2015

Alto Adige DOC Lagrein 2008 Hofstatter

Dopo un'estate spesa felicemente tra arrampicate su calcare e su granito e la scrittura dei post relativi, era tempo di dedicare qualcosa alle care vecchie gozzoviglie enologiche, che invero non sono mancate. Anzi, il soggiorno glasvegiano di quest'anno è stato caratterizzato non tanto dal canonico whisky, ma da una quantità ragguardevole di assai più continentale vino: francese, spagnolo e americano, grazie alla munificenza del mio anfitrione.
Di almeno una di queste bottiglie, la migliore, mi ero ripromesso di scrivere, ma poi ho compreso che ricordavo molto poco e ho preferito lasciar perdere, anche perché l'anonimo anfitrione di cui sopra ha già recensito detta bottiglia nel suo blog, a cui rimando (aggiornamento: il blog ha cessato di esistere; l'amico però c'è ancora!).
Rieccomi quindi in Italia, per la precisione in una delle mie regioni preferite, enologicamente (ma non solo) parlando! Rieccomi ad assaggiare un Lagrein, che insieme a dei fantastici Pinot noir è per me l'espressione più riuscita di questo territorio, almeno per quanto attiene ai vini rossi. E tra i Lagrein non si può tralasciare quello prodotto a Termeno dalla cantina Hofstatter, cantina che si caratterizza tra l'altro per un approccio affine alla biodinamica e per un uso... diciamo così... "ragionevole" delle barriques in alcuni vini. I vigneti stanno tra i 250 e gli 800m di altezza, conferendo all'azienda quel carattere di vinicoltura di montagna con cui da sempre sono in sintonia.
Il Lagrein base vede 10 mesi in botti di rovere di Slavonia e 6 mesi in bottiglia ed il legno non lascia sentore, che è invece dominato dai frutti rossi e da note speziate, seppur non particolarmente intense. Il colore violaceo scuro, con lievi punte granate per l'invecchiamento, si tramuta in bocca in note minerali accompagnate da una discreta acidità, senza che il vino sia troppo alcolico. Morbido e ben equilibrato, persistenza media, buona bevibilità (nel mio caso il problema si pone raramente, ma insomma...). Un vino che accompagna perfettamente i piatti della meravigliosa cucina altoatesina (e non solo) e che meriterebbe una fortuna e una notorietà migliori di quanto non abbia; ma forse anche in questo sta parte del suo fascino.

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